Valutazione di un riproduttore
Quando si decide di fare riprodurre un soggetto di razza, e’ assolutamente indispensabile procedere ad una attenta valutazione sulle caratteristiche dello stesso, per scegliere il miglior partner con cui accoppiarlo, ed essere certi che l’ accoppiamento risulti migliorativo per la razza. Un buon riproduttore deve essere in possesso di un elevato numero di requisiti che soddisfino i 3 principali ambiti di valutazione :
CARATTERE, SALUTE E MORFOLOGIA.
I REQUISITI CARATTERIALI
Spesso trascurati , sono invece fondamentali come quelli morfologici e di salute. Lo standard recita: ” equilibrato, attento, vigile e senza paura nelle situazioni quotidiane, buono ed affettuoso con le persone familiari, sicuro di se è pacifico con gli estranei, temperamento medio, docile”.
Andranno perciò fatti riprodurre solo cani equilibrati, non timidi e non timorosi e preferibilmente ben socializzati. La trasmissione genetico-ereditaria di alcuni tratti del carattere va tenuta in considerazione al fine di garantire al cucciolo benessere ed equilibrio.
Una madre con il carattere tipico del Bovaro del Bernese sarà una buona educatrice della prole in tutta la fase dell’imprinting. Vari i test per la valutazione del carattere, per una certificazione ufficiale dell’assenza di problematiche si suggerisce il conseguimento del CAE1 che può essere effettuato presso molti Gruppi Cinofili ed anche durante qualche evento espositivo .
I REQUISITI SANITARI
Moltissime sono le patologie e le disfunzioni da controllare , ma riteniamo fondamentali, vista la loro incidenza, i controlli relativi alla Displasia dell’Anca (HD), displasia del gomito,da certificare con lastre ufficiali presso le Centrali di lettura riconosciute dall’ ENCI, per tutti i soggetti di età pari o maggiore ai 15 mesi,e possibilmente andrebbe eseguito un controllo per l’osteocondrite dissecante della spalla e gomito (OCD).Queste malattie hanno una trasmissione ereditaria (di tipo poligenico), la cui espressione può essere influenzata da alcuni caratteri ambientali presenti durante la crescita: alimentazione, movimento, traumi, altre patologie dell’apparato muscolo scheletrico.
L’anca, anatomicamente parlando, viene definita come articolazione coxo femorale: cioè quella articolazione formata dalla testa del femore, che va ad alloggiarsi nell’acetabolo del coccige. Tanto per rappresentare schematicamente l’articolazione, si può pensare ad una sfera, accolta in una coppa, che deve essere perfettamente combaciante, per consentire tutti i movimenti senza che vi siano delle instabilità. Nel corso della crescita del cucciolo, le due parti costituenti si modellano e accrescono sotto la spinta delle strutture ossee, muscolari, legamentose e tendinee, fino a raggiungere la forma definitiva. Nei soggetti displasici il risultato dell’accrescimento è una mancata congruità tra testa del femore e acetabolo (sfera e coppa non sono perfettamente concentriche), i movimenti anomali che ne derivano portano alla degenerazione della cartilagine articolare, infiammazione e artrosi. Il tutto si manifesta clinicamente con dolore, zoppie e debolezza sulle zampe posteriori.
Numerosi fattori (malattia multifattoriale) concorrono al manifestarsi della malattia: genetico, ambientale e nutrizionale. La malattia viene trasmessa ereditariamente, con la trasmissione di un pool genetico (poligenica) dai genitori ai figli. La trasmissione non dominante fa si che da un genitore esente, possano nascere dei figli affetti, perché il genitore può essere portatore sano dei geni della malattia, che solo in alcune ricombinazioni genetiche vengono espressi. Pertanto per valutare l’espressione dei geni nei vari soggetti, bisogna conoscere la loro espressione all’interno della parentela (genitori, nonni, fratelli, zii).
I fattori ambientali (Movimento, nutrizione, traumi e malattie concomitanti) sono in grado di incidere sulla gravità dell’espressione della malattia, ma non sulla presenza o assenza della malformazione stessa.
Anche la displasia del gomito è una malattia ereditariamente trasmessa a componente poligenica e multifattoriale. L’articolazione del gomito è formata da tre ossa: la testa dell’omero, che va a alloggiarsi nell’incavo formato dal radio e dall’ulna. Nel termine displasia del gomito quindi, si raggruppano tutte le malformazioni che possono avvenire a carico delle tre componenti ossee, nella fattispecie: incongruenza (scalino) tra radio e ulna; mancata saldatura del processo anconeo e la frammentazione del processo coronoideo mediale dell’ulna; osteocondrite dissecante dell’omero. Tutte queste patologie portano, come nel caso precedente a una degenerazione delle cartilagini articolari con manifestazione dolorifiche nel paziente colpito (zoppie) e sviluppo di artrosi. Una diagnosi precoce intorno ai 4/5 mesi d’età permette di intervenire sul nascere e modificarne uno sviluppo futuro.
L’osteocondrite dissecante della spalla (e/o del gomito), è un difetto di accrescimento delle cartilagini articolari ( osteocondrosi) che sfocia in una mancata ossificazione delle aree articolari interessate, con fessurazioni e distacchi dei frammenti cartilaginei all’interno delle cavità articolari, da cui derivano infiammazione (osteocondrite), dolore e artrosi. Può colpire spalla, gomito, garretto e il ginocchio. Anche in questo caso, come nei precedenti, la causa è multifattoriale: predisposizione genetica, microtraumi ripetuti alle cartilagini, squilibri ormonali ed eccessi nutrizionali. Si manifesta in soggetti in accrescimento, tra i 5 e i 10 mesi d’età, prediligendo il sesso maschile, in genere è bilaterale.
Una delle più frequenti patologie tumorali nel bovaro del bernese è il Sarcoma Istiocitico (istiocistosi Maligna). Questa malattia può colpire i bovari in ogni fascia d’età, già a partire dai 3/4 anni, presentandosi in genere come una neoplasia altamente maligna e invasiva, che porta a morte il soggetto colpito in pochi mesi. Dagli studi effettuati sui pedigree dei bernesi affetti, e non, si è arrivati a determinare una ereditarietà di questa malattia e a brevettare il pre-test per il sarcoma istiocitico. Questo esame consente agli allevatori di avere una stima statistica del rischio di sviluppo della malattia nei riproduttori, e come tale va interpretato e accettato. Le tre categorie in cui sono distinti i cani (portatori sani, eterozigoti e portatori dominanti “a rischio”), devono essere valutate esclusivamente nell’ottica di una riproduzione sicura, cercando così di ridurre l’incidenza dei soggetti portatori dominanti. Questi ultimi però non vanno esclusi dalla riproduzione, perché allo stato attuale della popolazione porterebbe a un restringimento del pool genetico, con tutti gli effetti disastrosi che ne possono derivare.
La mielopatia degenerativa DM è una malattia degenerativa del midollo spinale, assimilabile alla SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica) umana. Il paziente colpito inizia a manifestare debolezza del treno posteriore e incoordinamento degli arti posteriore, che nel corso della malattia sfocerà in una completa paralisi degli stessi. Alla base della patologia sono state identificate due mutazioni genetiche (SOD 1 e 2) a carico di un enzima, la Superossidodismutasi, che in condizioni normali distrugge e controlla la quantità di radicali liberi presenti nell’organismo, contrastando l’infiammazione e l’invecchiamento cellulare. L’espressione di queste mutazioni genetiche è stata classificata come: autosomica recessiva a penetrazione incompleta. Si suppone infatti che oltre all’aspetto ereditario (indispensabile per il manifestarsi della malattia), possano influire sulla espressione del gene con-cause immunologiche, metaboliche, nutrizionali, ossidative e citotossiche.
Negli ultimi anni, il controllo sulla DM e’ incentivato da alcuni club di razza, tramite test genetico sui 2 differenti esoni. Gli esiti di tali test devono dare indicazioni in merito all’ accoppiamento , ma non intendono escludere soggetti dalla riproduzione, onde evitare il restringimento del pool genetico che provocherebbe danni irreparabili per la razza. Si sottolinea ancora che i soggetti portatori delle mutazioni incriminate, devono essere considerati come soggetti “a rischio”, poiché questo tipo di test non da alcuna certezza sullo sviluppo della malattia.
Un importantissimo fattore poco valutato in accoppiamento e’ la longevità, che nel bernese e’ davvero limitata. Un attento studio sui pedigree e le date di decesso degli antenati può fornire preziosissime informazioni. Altro fondamentale requisito spesso sottovalutato , ma assolutamente da valutare e’ la fertilità del soggetto e della linea di sangue da cui proviene: capacità di accoppiarsi in modo naturale, numero di cuccioli prodotti , capacità di crescerli e fornire loro un buon imprinting , sono fondamentali caratteristiche che un riproduttore deve avere.
Infine alcuni studi evidenziano il diffondersi di problematiche renali e di cardiopatie, per cui sarebbero auspicabili attenti controlli, laddove , in linea parentale , si fossero già manifestate tali disfunzioni.
I REQUISITI MORFOLOGICI
Cani non in tipo o con evidenti difetti rispetto allo standard, andrebbero esclusi dalla riproduzione. Per quanto riguarda il mantello è fondamentale che sia il colore di fondo che la tessitura del pelo ed ovviamente anche la distribuzione delle focature e delle macchie bianche rispettino quanto descritto dallo standard .
Anche il tipo di ossatura incide sulla scelta riproduttiva ed ossature esigue vanno decisamente escluse. Gli angoli della spalla e degli arti posteriori l’inclinazione della groppa e l’attaccatura della coda la linea dorsale, quella inferiore e gli assi cranio facciali determinano il tipo del soggetto e per questo motivo devono assolutamente rispettare lo standard, produrre cuccioli in tipo. La proporzione dei 9:10 deve essere imprescindibile ed i rapporti tra tronco ed arti, nonché l’ apertura del torace nelle tre dimensioni sono indispensabili .
Dal momento che una buona costruzione è funzionale al movimento, vanno fatti riprodurre solo soggetti con una andatura che copra molto terreno, sciolta e con una buona spinta del posteriore. Gli arti devono risultare ovviamente dritti ed in appiombo .
Gli occhi devono essere di colore scuro ed a forma di mandorla e tutti i soggetti che presentino entropion e ectropion devono essere esclusi dalla riproduzione .
Il portamento della coda é conseguente al punto di inserimento nella groppa . Per questo soggetti con code portate eccessivamente alte, arricciate o addirittura rotte, non andrebbero mai riprodotti , così come i soggetti monorchidi e con occlusione dentaria non conforme allo standard.
Le valutazioni dei caratteri morfologici andrebbero certificate con giudizi rilasciati da almeno tre giudici esperti di razza, mentre per l’occlusione dentaria è opportuna la certificazione ufficiale rilasciata secondo regolamento ENCI.
Dopo un’attenta valutazione di tutti i criteri sopra elencati , sarà da considerarsi valido riproduttore il soggetto che ne soddisferà la percentuale più vicina al 100% . Il passo successivo sarà ovviamente di scegliere un soggetto che meglio combini le proprie caratteristiche con quelle del riproduttore stesso.